Cagliari, un giudice presidente sconcertante

Un articolo del 22 novembre 2009 pag. 7 dell’Unione Sarda a firma del giornalista Giorgio Pisano presentava il giudice Francesco Sette che era presidente del tribunale di sorveglianza che affermava: “la galera? È fatta per i poveri”con sottotitolo: “il giudice e il lato oscuro della legge”. In questo articolo, lo stesso giornalista Giorgio Pisano a cui mio padre si era rivolto per il suo caso giudiziario aveva detto che lui non aveva: “… né padrini nè padroni …”. Proprio questo presidente Francesco Sette rigettava vigliaccamente ed addebitando la spesa d’udienza per la richiesta di libertà di mio padre durante gli arresti domiciliari tramite dei magistrati di commissione già titolari di compiacenti ed ingiuste condanne. Proprio lui conosceva il caso ed aveva il coraggio di recriminare con un paradigma degno della “scoperta dell’acqua calda” le colpe a coloro che si macchiano di reati di corruzione, falso in atto pubblico e concussione affermando che solo i poveri, per l’appunto, che lui chiamava “miserabili” fanno la galera. Proprio lui parlava, dopo aver accettato, in udienza, l’apparizione di un fantomatico attrezzo oggetto del rigetto, ossia un cacciavite portato il giorno stesso dal maresciallo Antonio Cappellu, ossia dal braccio destro di alcuni magistrati di Cagliari, col fine di far restare ai domiciliari mio padre. Questo giudice, non ha minimamente considerato le dichiarazioni a difesa. Il giorno d’udienza, veniva smentita categoricamente l’esistenza di tale attrezzo tramite i verbali della Questura di Cagliari nonchè tramite la relazione psichiatrica del dottor Antonello Canu con la quale, paradossalmente lo stesso gip Giovanni Lavena aveva incaricato, si accertavano particolari ben diversi e corretti dallo stesso gup Daniela Amato, dimostrando, quindi, di aver “mal operato”. Con esponenziale e vergognosa ipocrisia utilizzando la famosa dicitura … la legge è uguale per tutti …” se non fosse proprio questo giudice il primo a non averla resa uguale! In questo articolo di Giorgio Pisano parlava di tossico-dipendenti, disoccupati e malati di mente incarcerati ingiustamente. Il giudice in questione Francesco Sette, parlava di fasce deboli ed emarginate che vanno in galera. Parlava dei così detti “colletti bianchi”, adducendo le colpe, in effetti, a costoro a discapito delle classi emarginate, se non lo fossero proprio alcuni magistrati di Cagliari a diffondere da sempre una risaputa collusione con costoro! Ha anche la faccia tosta di parlare dei “meccanismi del processo” a colpa di tali fatti ossia meccanismi che sembrano fatti a posta per aiutare i ricchi! La normale “scuola”che insegna il tribunale di Cagliari, cioè, quello che hanno fatto con Francesco Guarino Floris insieme ad altri. Al giudice in questione Francesco Sette, gli faceva comodo criticare la legge sul processo breve poichè per anni una mortale lentezza giudiziaria silenziosa ha sempre permesso ad alcuni aguzzini di far soccombere subdolamente la fascia debole aiutando il ricco, il potente ed il corrotto. Fornisce anche una chiara difesa alla stampa locale ed al direttore di giornale, in questo caso, dell’Unione Sarda, sostenendo che ovviamente costui non fà la galera!. Difende chiaramente la casta sostenendo che molti processi non vengono “scelti”, mentre invece, vengono decisi proprio a tavolino come un braccio armato di un potere infernale mediante pressioni e scelte accurate equiparabile alla più ignobile shinder list. Si dimostra che i magistrati onesti, seri e professionali vengono lasciati nell’anonimato mentre a quelli disonesti gli viene fornito protagonismo, promozioni, premi ed encomi. Il lato oscuro della legge e la galera dovrebbe essere fatta da alcuni magistrati. E’ facile prendersela con i deboli!

Cagliari, un giudice presidente sconcertanteultima modifica: 2013-02-16T17:31:00+01:00da patrizio-indoni
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