Il caso di Maurizio Indoni: malagiustizia al Tribunale di Cagliari

Maurizio IndoniMaurizio Indoni ex Maresciallo scelto dell’Aeronautica in pensione, nato a Torino 76 anni fa, è stato vittima di un terribile caso giudiziario che ha completamente stravolto la sua vita e quella della sua famiglia. Era il 20 maggio 2006 quando ebbe una lite provocata da un condomino nel quartiere di Genneruxi a Cagliari. Le cause erano diatribe condominiali e giudiziarie pregresse che andavano avanti da anni. Il reato era lesioni ma dopo 21 giorni gli venne trasformato in tentato omicidio dal pm Giangiacomo Pilia. Era il 9 giugno 2006 quando i Carabinieri della Tenenza di via Nuoro bussavano alla sua porta per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere di una brutalità incredibile a firma del gip Giovanni Lavena su richiesta del pm Giangiacomo Pilia. A corroborare l’accusa fu un maresciallo dei Carabinieri Antonio Cappellu scoperto come autore di abusi d’ufficio di comune accordo e conoscenza con la controparte. Senza rendersi conto di quello che stava accadendo, Maurizio Indoni venne portato in Caserma per la traduzione di rito degli atti e condotto al carcere di Buoncammino, dove, dopo il disbrigo di tutte le formalità di ingresso di un detenuto venne messo in una cella con 5 detenuti. Durante l’interrogatorio di garanzia Maurizio Indoni, stressato, rispose alle domande che il gip gli pose dichiarando ripetutamente la propria innocenza e la propria estraneità ai fatti di cui veniva accusato. Venne brutalmente minacciato dal gip di calunnia. Dopo 5 giorni di carcere il gip modificò la misura cautelare in custodia domiciliare ma Maurizio Indoni non potè ritornare nella propria abitazione dove gli venne contestata la reiterazione di commettere il reato, così trascorse il periodo domiciliare a casa di un parente dove vi rimase alcuni mesi, dopo di che, si trasferì in una abitazione con l’obbligo di fissa dimora fuori dal Comune di Cagliari (Sant’Andrea Quartu S. Elena) dove trascorse quasi 1 anno di arresti domiciliari con il divieto di poter entrare nel Comune di Cagliari. I controlli dei Carabinieri, sopratutto notturni, lo hanno accompagnato fino alla fine della sua pena ed alcuni sono stati duri ed esagerati vista la sua accertata mancanza di pericolosità sociale e buona condotta in quanto uomo mite. All’udienza preliminare il gup Daniela Amato dispose il rinvio a giudizio di Maurizio Indoni. Dopo 7 permessi negati dal giudice Roberto Cau, una richiesta di libertà rigettata e negato il permesso, dal gip Giovanni Lavena, di poter passare il Natale con i propri famigliari e presenziare alla Santa Messa, difronte all’accanimento giudiziario subito Maurizio Indoni esasperato denunciò i magistrati Giovanni Lavena e Giangiacomo Pilia e la Procura di Roma, con il magistrato Caterina Caputo, aprì un fascicolo penale per fatti non costituenti reato. Era la prima volta che un cittadino denunciava i magistrati del Tribunale di Cagliari, l’Unione Sarda scrisse un articolo in merito. A pagarne le conseguenze fu il gip Giovanni Lavena che fu costretto, a tutt’oggi, a lasciare l’incarico di giudice delle indagini preliminari dopo che la Procura di Roma sequestrò il nastro registratore dell’interrogatorio di garanzia dove il giudice Giovanni Lavena minaccio Maurizio Indoni di calunnia. Nonostante le sofferenze subite durante l’ingiusta prigionia e l’accanimento giudiziario subente durante tutti i processi Maurizio Indoni continuò a denunciare i giudici delle tre sentenze che lo condannarono ingiustamente per tentato omicidio a 6 anni e 6 mesi di carcere più i danni richiesti che ammontarono a 100 mila euro più una provvisionale di 25 mila euro. Denunciò anche il maresciallo dei Carabinieri Antonio Cappellu al Comando Generale dell’Arma di Roma il quale, con sua soddisfazione, fu trasferito al Comando di Dolianova (Cagliari). Maurizio Indoni fu costretto a vendere la propria abitazione, messa sotto sequestro conservativo, pagare i danni ammontati a 37 mila euro più le spese dell’assistenza legale e le spese giudiziarie che in tutti questi anni lo hanno praticamente prosciugato economicamente. Oltre alla condanna dei giudici Maurizio Indoni fù condannato da giornalisti senza scrupoli dove l’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna lo misero alla gogna mediatica come un mostro dall’inizio fino alla fine del caso giudiziario. La Procura di Roma, giurisdizionalmente competente nel perseguimento penale dei magistrati del Tribunale di Cagliari, aprì diversi procedimenti penali per abusi d’ufficio contro alcuni magistrati che poi archiviò. Così dicasi a livello disciplinare, dove la Procura Generale della Corte di Cassazione, il CSM e la Direzione Generale dei Magistrati del Ministero di Giustizia aprirono dei procedimenti disciplinari che poi archiviarono. A sentenza di condanna definitiva della Corte di Cassazione, Maurizio Indoni fu di nuovo arrestato, era il 15 marzo 2011, condotto a Buoncammino dopo il primo giorno di carcere fu trasferito al Servizio di Psichiatria dell’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari a seguito di un tentato suicidio in carcere avvenuto il 16 marzo 2011 dove Maurizio Indoni non resistette al regime carcerario in quanto dichiarava piangendo di essere un uomo innocente vittima di una ingiustizia. Dopo che venne accertata l’incompatibilità carceraria gli venne concessa la detenzione domiciliare dove scontò la pena di 5 anni presso la sua nuova abitazione in affitto con la propria famiglia, espiata la pena, gli venne concessa la libertà anticipata con lo sconto pena di 1 anno, era il 3 novembre 2015, oggi è un uomo libero. Alla domanda che opinione ha della giustizia, Maurizio Indoni, a malincuore risponde di aver perso fiducia nel sistema giudiziario italiano, spera soltanto che un giorno si possa rivedere il caso.

Il caso di Maurizio Indoni: malagiustizia al Tribunale di Cagliariultima modifica: 2015-11-09T12:03:55+01:00da patrizio-indoni
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