Il cazzaro di Firenze

Alla fine l’ha detto: “meno tasse per tutti”. Matteo Renzi fa il Berluschino, ma non gli riesce tanto bene. Con questa legge di Stabilità, che stando alla narrazione del premier dovrebbe portare a una “riduzione” delle tasse che non ha paragoni nella storia del Paese, finirà come gli 80 euro dello scorso anno, anzi peggio. La strategia di Matteo Renzi sul fisco è ormai svelata: fa finta di ridurre platealmente le tasse a qualche categoria elettoralmente sensibile, fa grancassa mediatica sul provvedimento ma poi silenziosamente, subdolamente, furtivamente trova le coperture alzando le tasse a tutte le categorie, percettori degli apparenti tagli compresi. Così è andata lo scorso anno con gli 80 euro, per coprire i quali Renzi ha aumentato l’aliquota Tasi dello 0,8 per mille; ha eliminato il tetto ai Comuni per l’aliquota Tari (imposta sui rifiuti); ha aumentato la tassazione sul risparmio dal 20% al 26% (inclusi conti correnti e depositi postali); ha ampliato le categorie di imprese soggette all’Irap; ha ridotto le detrazioni Irpef sopra i 55 mila euro annui; ha aumentato la tassazione dei Fondi pensione all’11% al 20%, del Fondo Tfr dall’11% al 17% e delle casse previdenziali dei professionisti dal 20% al 26% e ha riempito i provvedimenti economici di clausole di salvaguardia, che significano aumenti dell’Iva e aumento delle accise su alcol, tabacchi, benzina e prodotti energetici. Con il risultato che tra il 2014 e il 2015 la pressione fiscale complessiva è aumentata di tre decimali, dal 43,4% al 43,7%. In altri termini: più tasse per tutti. E che con l’aggravante che gli 80 euro non hanno avuto nessun impatto sulla crescita ma un grande dividendo politico: Renzi ha vinto le elezioni europee con il 40,8% dei voti. Costo dell’operazione: 10 miliardi. Succederà la stessa cosa anche con la legge di Stabilità per il 2016. La pressione fiscale crescerà dal 43,7% del 2015 al 44,2% del 2016 e al 44,3% del 2017: il picco più alto della storia del nostro paese. Da quando Renzi è a Palazzo Chigi al 2017 la pressione fiscale aumenta di quasi un punto di Pil. Altro che “abbassiamo le tasse”. Queste ultime calerebbero leggermente se il governo disinnescasse davvero le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento dell’Iva al 25,5% nel 2018 e delle accise. Ma nella legge di Stabilità queste clausole di salvaguardia non sono disinnescate bensì semplicemente rinviate. Ne deriva che l’unico dato che fa fede non può non tenere conto delle partite di giro, anzi di raggiro, messe in atto da Renzi e che ha come risultato l’aumento della pressione fiscale. Questa è la realtà dei numeri. E quando afferma il contrario il presidente del Consiglio mente sapendo di mentire. Con il beneplacido dell’inerte, e perciò colpevole ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan. Con Renzi, quindi, le tasse in Italia aumentano, tutto il resto sono chiacchiere mediatiche. E la gente lo vive tutti i giorni. Lo stesso modo con cui la legge di Stabilità è stata presentata all’opinione pubblica è un tranello. Il 15 ottobre, giorno della scadenza fissato dal “semestre europeo” per tutti i Paesi dell’Eurozona, il Consiglio dei Ministri ha approvato soltanto una “copertina”, vale a dire un mero indice, e a Bruxelles è stato inviato uno stralcio, non si sa quanto veritiero, di un provvedimento che neanche c’era. Di fatto, Renzi ha avuto un mese di tempo, dalla Nota di aggiornamento al Def del 18 settembre in poi, per raccontare la sua storia, senza mettere nessun altro in condizione di leggere le carte e controbattere. Il fatto che nessuno ancora conosca il testo della legge di Stabilità la dice lunga sull’imbroglio.

Il cazzaro di Firenzeultima modifica: 2015-10-27T08:01:52+01:00da patrizio-indoni
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