La stangata sulle donne
Per le donne si tratta di un aumento significativo dell’età che aumenterà ancora gradualmente fino al 2018 (quando sarà equiparata a quella degli uomini). Fino a fine 2012 sono andate in pensione di vecchiaia donne dipendenti con 61 anni (60 più uno di finestra mobile) e lavoratrici autonome con 61 anni e mezzo (60 anni più 18 mesi di finestra mobile) mentre dal 2013 bisognerà attendere per le dipendenti i 62 anni e tre mesi e per le autonome 63 anni e 9 mesi. Dal 2014 ci vorranno 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.
Il “salvagente” per chi è nata nel 1952
Per evitare il salto repentino previsto per gli anni successivi è previsto che le dipendenti che abbiano compiuto 60 anni entro il 2012 possano andare in pensione a 64 anni e 7 mesi (quindi nel 2016 senza rischiare l’ulteriore scalino a 65 anni e tre mesi). Un piccolo salvagente per le donne della seconda parte del 1952 che rischiavano di rincorrere la pensione fino al 2018 con cinque anni di lavoro in più rispetto alle colleghe del 1951.
La situazione per gli uomini
Per gli uomini la stangata riguarda soprattutto la pensione anticipata (che sostituisce la pensione di anzianità). L’abolizione delle quote e l’incremento di un anno per gli anni di contributi necessari per l’uscita (oltre l’aspettativa di vita) terrà ancora in ufficio e in fabbrica un piccolo esercito di lavoratori che si sentiva in dirittura di arrivo. Se infatti per la pensione di vecchiaia basteranno nel 2013 66 anni e 3 mesi (a fronte dei 66 anni con cui si è usciti fino a fine 2012) per la pensione anticipata ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi (41 anni e 5 mesi per le donne). In pratica se si è nati dopo il 1946 per ritirarsi dal lavoro bisognerà aver cominciato a lavorare almeno nel 1972 (se si è cominciato nel 1971 è stato possibile uscire nel 2012 grazie a 40 anni di contributi più uno di finestra mobile). Anche per gli uomini dipendenti è prevista una eccezione con la possibilità di andare in pensione a 64 anni se si sono maturati entro il 2012 60 anni di età e 35 di contributi (quindi per i lavoratori del 1952 sarà possibile andare in pensione nel 2016 a 64 anni e 7 mesi pur avendone di contributi solo 39).
La «stretta» Fornero sul popolo delle partite Iva non ci sarà (per ora)
Francesca Milano
Il ministero del lavoro sceglie una partenza morbida per l’azione di contrasto alle false partite Iva, cioé per quei lavoratori che vengono di fatto costretti ad aprire una posizione Iva per mascherare da lavoro autonomo posizioni di lavoro che sono in realtà di collaborazione coordinata e continuativa o anche di lavoro subordinato.
Decreto e circolare
Con un decreto ministeriale e una circolare diramata dall’ufficio ispettivo dello stesso ministero del lavoro – illustrati sul Sole 24 Ore oggi in edicola, si precisa infatti che la presunzione di “falsa partita Iva” non si applica:
– se la prestazione è svolta da un iscritto a un Ordine professionale
– e neppure se il lavoratore è in possesso di una specifica “competenza”, che (secondo la circolare) può derivare anche dal possesso di una laurea o di un diploma di scuola superiore (liceo o istituto professionale).
In ogni caso, precisa ancora la circolare, i controlli potranno avviarsi dal 18 luglio 2014, trascorsi cioé due anni dall’entrata in vigore della riforma del lavoro (la legge 92/2012). Questo perché la stessa riforma – nel modificare l’articolo 69 bis del decreto legislativo 276/2003 – prevede un tempo di due anni per verificare l’eventuale presenza di una prestazione di eccessiva prevalenza, resa cioé a un solo committente in esclusiva o in larghissima parte.
La riforma e la sua applicazione
Le indicazioni attuative e interpretative del ministero delineano quindi un quadro decisamente meno restrittivo per il 2013, che dovrebbe anche far venir meno i timori di una drastica riduzione di queste attività. La posizione ministeriale, di fatto, sembra voler tracciare un percorso di progressivo adeguamento al dettato della norma, evitando però bruschi passaggi al nuovo regime. Sulle pagine di Norme e tributi del Sole 24 Ore di oggi gli esperti precisano la portata applicativa delle nuove istruzioni.