Prestanome e 20 società. Così Dell’Utri ha smistato i soldi del Cavaliere: Gli inquirenti valutano se contestare il reato di riciclaggio viste le centinaia operazioni per il frazionamento del capitale

cronacaPALERMO luglio 2012 – Ci sono almeno venti società utilizzate da Marcello Dell’Utri per movimentare le decine di milioni di euro ricevute negli ultimi dieci anni da Silvio Berlusconi. E alcuni prestanome che lo avrebbero aiutato a veicolare i capitali all’estero. Secondo i magistrati di Palermo – il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Nino Di Matteo – quei soldi sono il frutto di un’estorsione, il prezzo della mediazione condotta dal senatore con gli uomini di Cosa Nostra per garantire la protezione all’ex premier e alla sua famiglia. Dunque, dopo aver individuato l’entità e le date dei versamenti, ci si concentra sulle «uscite» e si valuta la possibilità di procedere anche per riciclaggio. Per questo si cerca di identificare gli altri beneficiari dei versamenti. E per farlo si riparte dalle verifiche già effettuate nel corso dell’inchiesta sulla cosiddetta «P3» dove Dell’Utri è indagato insieme ad altri politici e al faccendiere Flavio Carboni. Erano stati gli investigatori del nucleo Valutario, circa due anni fa, a scoprire versamenti da Berlusconi a Dell’Utri per circa 10 milioni di euro oltre all’acquisto della villa sul lago di Como che il leader del Pdl avrebbe pagato almeno il doppio del valore. L’esito di quelle prime verifiche fu trasmesso dai magistrati romani ai colleghi siciliani per competenza e da allora sono stati individuati numerosi canali per il reimpiego dei fondi. La pista che porta all’estero. Oltre agli undici milioni trasferiti a Santo Domingo un paio di mesi fa, ci sono tracce di spostamenti verso la Svizzera e su alcuni depositi che si trovano a Cipro. Si tratta di un canale investigativo aperto grazie alle segnalazioni dell’Uif, l’Unità di analisi finanziaria della Banca d’Italia che da allora ha continuato a «monitorare» le movimentazioni disposte dal senatore su conti aperti in svariate banche e i collegamenti con circa settanta depositi. Una rete fitta che, questo emerge dal rapporto degli investigatori già consegnato ai magistrati, può contare anche su alcuni manager italiani e stranieri. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulla «Tome Advertising» una società spagnola che fa capo a Giuseppe Donaldo Nicosia e che nel 2009 ha disposto svariati bonifici in favore di Dell’Utri per circa 400 mila euro. Si tratta di un uomo d’affari che possiede diverse aziende, anche in Svizzera, e gli accertamenti riguardano possibili operazioni disposte per riportare in Italia denaro precedentemente trasferito all’estero in modo da mascherarne l’origine. I controlli riguardano anche movimentazioni in entrata e in uscita con i titolari di una società segnalata dalla Deutsche Bank per una triangolazione finanziaria transitata su un conto corrente aperto presso un istituto di credito di Nicosia. Ufficialmente si trattava di affari legati al mondo dell’arte, ma la scelta di utilizzare depositi esteri ha convinto gli investigatori della necessità di continuare il monitoraggio, ampliando poi le verifiche anche ad altri soggetti risultati in contatto con il senatore e ai suoi familiari. Anche perché nel corso degli ultimi anni il politico ha disposto centinaia di operazioni per il frazionamento del capitale e firmato decine e decine di assegni per i quali non si riesce a individuare il beneficiario. Modalità finanziarie che sembrano avere come scopo principale il non superamento della soglia di tracciabilità e dunque potrebbero far scattare la contestazione di riciclaggio. Il silenzio dei testimoni. Su tutto questo i magistrati ritengono indispensabile chiedere spiegazioni a Silvio Berlusconi visto che è stato lui a disporre i bonifici dai propri conti personali motivandoli come «prestito infruttifero» e da un altro deposito a firma congiunta con sua figlia Marina. L’ipotesi dell’accusa è che Dell’Utri abbia ottenuto i soldi in cambio del silenzio su alcune circostanze che riguardano la vita di Berlusconi e che possa averlo fatto anche rivestendo il ruolo di «mediatore» soprattutto dopo la morte di Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, entrambi ritenuti «esattori» delle cosche. Dovrebbero essere l’ex presidente del Consiglio e sua figlia a chiarire se ci siano altri motivi che possano giustificare le generose elargizioni, ma al momento non sembrano intenzionati a rispondere alle domande dei pubblici ministeri. Negli ambienti della Procura viene notato come Berlusconi abbia finora deciso di rimanere in silenzio dopo la contestazione di un reato grave come l’estorsione a quello che viene ritenuto uno dei suoi amici storici, l’uomo che ha contribuito alla nascita di Forza Italia e con il quale ha continuato ad avere un legame personale e – visto quanto accertato dalla Guardia di Finanza sugli ultimi bonifici che risalgono a pochi mesi fa – stretti rapporti economici.

Prestanome e 20 società. Così Dell’Utri ha smistato i soldi del Cavaliere: Gli inquirenti valutano se contestare il reato di riciclaggio viste le centinaia operazioni per il frazionamento del capitaleultima modifica: 2012-07-22T10:25:04+02:00da patrizio-indoni
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