Cagliari, il magistrato suicida sul sequestro Silvia Melis: ecco perchè l’Unione Sarda copre i magistrati

I ridicoli articoli dei giornalisti dell’Unione Sarda confermano di essere dei servi dei magistrati Cagliaritani. Ecco perchè: Tutta l’Italia sà che l’ex magistrato Luigi Lombardini, era implicato nel sequestro di Silvia Melis, il quale, con altre persone tra cui noti avvocati si è spartito la somma del sequestro che era di 5.000.000.000 del vecchio conio forniti da Nicola Grauso. Un sequestro, che ha lascito non poche ombre. Si è sparato in bocca con la sua pistola 357 magnum proprio nel momento o prima dell’ispezione delle carte all’interno del suo ufficio del triste tribunale di Cagliari. Nelle retrovie delle forche caudine del palazzo dell’ingiustizia Cagliaritana. Tutti sanno ma nessuno parla ed il giornale l’Unione Sarda, come al solito, copre. (tratto dagli atti). La notte tra l’8 e il 9 ottobre del 1997, poco più di un mese prima del ritorno a casa di Silvia Melis, quella notte Tito Melis, il padre della ragazza, incontrò un misterioso personaggio. Un omone alto e grosso, un duro, che con parole velenose gli disse di affrettarsi a pagare. Prima dell’interrogatorio l’ex giudice Luigi Lombardini, sapeva che l’ingegner Melis da qualche tempo indicava in lui l’uomo di quella notte. Non sapeva quante altre prove, oltre alla parola del padre della ragazza, il Pool siciliano aveva raccolto. L’interrogatorio è la storia di un uomo che, improvvisamente, si è trovato scaraventato dall’altra parte della barricata. Continuava a negare un fatto che, contestazione dopo contestazione, domanda dopo domanda, passava dalla categoria del sospetto a quella dell’evidenza. “Sono le 12,40 dell’11 agosto 1998. In Cagliari, palazzo di giustizia, avanti ai pubblici ministeri Giancarlo Caselli, Vittorio Aliquò, procuratore aggiunto, Antonio Ingroia, Lia Sava, Giovanni Di Leo, sostituti procuratori.. è comparso come persona sottoposta a indagini l’ex magistrato Luigi Lombardini. Luigi…Nato a?”. Lombardini. “Nato a Cagliari il 7 dicembre 1935 e residente a Cagliari, magistrato con funzioni di procuratore della Repubblica presso la procura circondariale. Celibe”. I pubblici ministeri elencano gli “elementi di prova”. Un elenco lunghissimo: dall’agenda dell’avvocato Luigi Garau, a tre verbali di interrogatorio di Tito Melis; dalle dichiarazioni del maresciallo dei Carabinieri Francesco Testoni, a intercettazioni telefoniche. Il legale dell’ex magistrato Luigi Lombardini, avvocato Luigi Concas (noto legale Cagliaritano “influente” ed amico dell’ex magistrato Luigi Lombardini), propone una “eccezione di inutilizzabilità” dei documenti sequestrati nello studio dell’avvocato Luigi Garau, che è il legale di Tito Melis. L’ex magistrato Luigi Lombardini, dice di condividere le ragioni esposte dal suo legale. Pubblico Ministero. “Intende rispondere o no?”. Lombardini. “Intendo rispondere. Pur riservandomi tutte le nullità intendo rispondere perché… insomma, per chiarire qualche cosa”. PM. “Prima domanda. Ha incontrato, nel periodo del sequestro di Silvia Melis e in quello successivo alla liberazione, l’avvocato Luigi Federico Garau?”. Lombardini. “Sì. Lo conosco da moltissimi anni. Venne un paio di giorni dopo il sequestro a chiedermi se potevo in qualche modo aiutarlo, data la mia esperienza in materia di sequestri. Gli risposi che assolutamente non intendevo, perché in precedenti occasioni i miei colleghi mi avevano… L’unica cosa che gli dissi fu che una buona strada poteva essere quella seguita per la liberazione della Furlanetto. Poi ebbi l’occasione di rivederlo, mi pare, dopo che Melis aveva fatto dichiarazioni alla stampa dicendo che gli era stato impedito di pagare”. PM. “In quella occasione di cosa avete parlato?”. Lombardini. “Mi disse che l’ingegner Melis era estremamente adirato nei confronti della polizia, della Criminalpool, della magistratura di Cagliari che in altri casi, come quello di Farouk, aveva addirittura favorito il pagamento del riscatto”. PM. “Altri incontri?”. Lombardini. “Venne a dirmi che aveva ricevuto una specie di ultimatum a pagare, che lui considerava un avviso di morte: un avviso di morte se non si fosse pagato”. PM. “Quando?”. Lombardini. “Un certo tempo prima della liberazione della ragazza. Gli dissi che se l’ultimatum era così pressante, in base alla mia esperienza bisognava che la famiglia si regolasse in modo da accontentare i rapitori”. A questo punto i PM chiedono a Lombardini se abbia incontrato Garau in una serie di date successive al ritorno a casa di Silvia. Il giudice risponde sempre “può darsi”. PM. “Ha mai conosciuto l’ingegner Melis?”. Lombardini. “Visto in televisione, ma di persona mai”. PM. “Diamo lettura delle dichiarazioni rese il 12 giugno 1998 dall’ingegner Tito Melis: ‘Contrariamente a quanto da me in precedenza dichiarato, devo dire di aver saputo che l”avvocato civilista” di cui mi parlava l’avvocato Garau era il dottor Lombardini (…) Se in precedenza non ho detto la verità che solo in parte, è stato per paura delle minacce fattemi dal Lombardini e perché intendevo in un certo senso proteggere l’avvocato Garau, che oltre a essere il mio avvocato è mio amico (…). La sera dell’incontro di Elmas io ho incontrato l’avvocato Garau il quale mi ha detto esplicitamente che il dottor Lombardini mi voleva assolutamente incontrare. Andammo nel garage di Garau che mi disse che Lombardini voleva che viaggiassi nel bagagliaio. Mi rifiutai, anche perché la Mercedes di Garau ha l’impianto a gas, e non sarei potuto entrare nel bagagliaio. Mi sdraiai nel sedile posteriore in modo da evitare, come richi esto dal Lombardini, di poter essere visto e riconosciuto. Nella zona di Elmas ci fermammo accanto a un’altra vettura. Scesi dalla macchina, scese anche Garau che tuttavia non partecipò alla successiva discussione. Lombardini mi minacciò di morte se io avessi riferito a chicchessia di quell’incontro, aggiunse che mi avrebbe fatto uccidere, come aveva già fatto in passato. Nonostante la paura, quest’ultima minaccia mi apparve poco credibile. In quell’occasione Lombardini mi diede, oltre la parola d’ordine ‘Barracelli’, anche una seconda parola d’ordine ‘Tora, tora, tora’ che avrei dovuto comunicare al momento della liberazione di Silvia. Mi disse anche che avremmo dovuto tener nascosta Silvia per almeno tre giorni e poi avremmo dovuto telefonare a un numero di telefono che non ho conservato ma che immagino appartenesse o a Grauso o a un giornalista verosimilmente dell’Unione Sarda. In quell’occasione, per altro, definì i suoi colleghi di Cagliari “crotali”. PM. “Serpenti a sonagli”. (il Pm prosegue nella lettura del verbale di Tito Melis). ‘Il Lombardini era in compagnia di una donna che guidava l’autovettura con cui arrivò sul posto. Non sono in grado di riconoscerla, ma presumo che possa trattarsi della signora Bitti, con la quale sapevo che il Lombardini aveva, o aveva avuto una relazione, ma non posso esserne sicuro…'”. Lombardini. “Le dichiarazioni di Tito Melis sono talmente fantasiose che… Non posso supporre come abbia potuto modificarle, visto che in precedenza aveva reso altre dichiarazioni. Non mi sono mai sognato di incontrare Tito Melis quella notte… Mi riservo il diritto di querela riguardo al fatto che abbia minacciato Melis di morte e abbia detto di aver ammazzato in precedenza altre persone”. PM. “Ha mai avuto un colloquio con l’avvocato Garau in ordine alla necessità di incontrare l’ingegner Melis durante il sequestro della figlia?”. Lombardini. “Può darsi che me l’abbia prospettato, ma io ho rifiutato”. PM. “Ha mai avuto incontri con l’avvocato Garau nei quali gli ha dato, diciamo così, delle ambasciate per l’ingegner Melis?”. Lombardini.“No, semmai consigli. L’ho detto”. PM. “Non le risultano dei motivi di rancore da parte di Tito Melis o dell’avvocato Garau?”.Lombardini. “Da parte di Garau no, assolutamente. Per quanto riguarda Tito Melis, visto che fa queste dichiarazioni, visto il mutamento, lo strano mutamento della contestazione: prima mi si accusava di aver in qualche modo aiutato il pagamento del…”.PM. “Del riscatto”. Lombardini. “Del riscatto. E poi di aver taciuto circostanze di cui sono venuto a conoscenza. Devo pensare che a Tito Melis, che è molto attaccato al denaro, sia stata in qualche modo fatta balenare la possibilità di recuperare i soldi che aveva perso”. L’avvocato Concas chiede in che momento Tito Melis abbia fatto il nome di Lombardini. I PM gli dicono che l’ha fatto fin dal 18 novembre 1997, una settimana dopo la liberazione. PM. “Le prime informazioni derivano dalle dichiarazioni rese dall’ingegner Melis al maresciallo Francesco Testoni. Questi il 21 ottobre scrive che alle 9,30 dell’8 ottobre il Melis gli comunicò che l’ avvocato Garau gli aveva fatto sapere che un suo collega ‘avvocato civilista’ aveva delle buone notizie sul sequestro di Silvia. E che alle 20 di quello stesso 8 ottobre Melis gli telefonò dicendo di essere a Cagliari per incontrare Garau e ‘qualche altra persona’. (…) L’indomani, alle 0.30, l’ingegner Melis è stato chiamato per telefono nella casa della figlia Gemma dall’avvocato Garau che lo ha invitato a incontrarsi con lui perché lo voleva vedere il collega ‘civilista’. L’incontro avveniva nella campagna di Elmas. Lo ‘avvocato civilista’ si presentava con il viso semicoperto…” Il pm prosegue la lettura. Emerge che ancor prima della liberazione della ragazza, Tito Melis aveva parlato col maresciallo dell’incontro di Elmas. E’ un riscontro importante alle successive dichiarazioni di Melis su Lombardini. Ma un elemento ancor più significativo emerge poco dopo, dalla lettura di un’altra annotazione inviata dal maresciallo alla procura di Cagliari. PM. “In questa annotazione il maresciallo Testoni parla di un suo incontro con l’ingegner Melis: ‘Alle ore 15,30 del 21 novembre 1997 incontro presso il suo studio l’ingegner Melis il quale mi riferisce che lo ‘avvocato civilista’ del quale aveva fatto cenno ai primi di ottobre con riferimento all’incontro in viale Elmas si identificava nel dottor Luigi Lombardini, procuratore presso la pretura circondariale”. PM. “Quindi a Testoni glielo avrebbe già detto il 21 novembre”. Lombardini. “Conosco da anni il maresciallo Testoni, un personaggio assolutamente inaffidabile. Infatti non mi sono mai fidato di lui”. I PM fanno notare che anche l’ avvocato Antonio Piras ha detto di aver saputo da Tito Melis, la mattina del 9 ottobre, che l’uomo dell’ incontro notturno era Lombardini. Il giudice cagliaritano ormai non parla. Viene letto un nuovo verbale di Tito Melis, del 12 luglio 1998. C’è un particolare in più: Melis dice di aver saputo da Garau, anche prima dell’incontro, che l’ uomo dell’appuntamento doveva essere Lombardini. Non l’ha detto subito per proteggere il suo legale e amico. Melis poi riferisce particolari molto crudi del colloquio: “Lombardini cominciò dicendomi che mia figlia era stata sequestrata mentre tornava da una scopata”. E poi gli rivolse queste testuali parole: “Buschi immediatamente un altro miliardo. Si presenti immediatamente al suo emissario di Gavoi con la parola ‘barracelli’. Levi le chiappe”. Poco dopo, riferisce ancora Melis, Lombardini gli ordinò di scrivere, e consegnare a Piras, una lettera in cui dichiarava di essere stato autorizzato al pagamento dal procuratore della Repubblica di Cagliari, Piana, e dal sostituto Mura”. Melis definisce il tono di Lombardini “perentorio, minaccioso”. Ripete di essere stato minacciato di morte: “Ebbi l’impressione – commenta – che fosse un po’ esaltato”. PM. “Cosa ritiene il dottor Lombardini di dire per decifrare la situazione che dal punto di vista probatorio è stata esaminata?”. La risposta è sconnessa. Lombardini ogni tanto dice: “Non riesco a capire”.PM. Ha partecipato all’incontro di Elmas? Lombardini. “Ho già risposto. Il racconto di Melis è estremamente fantasioso e non riesco a capire cosa… in che modo avrei dovuto cercare di estorcere, mettendo in mezzo tutto questo pasticcio di emissari, controemissari, parole d’ordine, barracelli etc… lettera liberatoria”. Più avanti, a sua difesa, Lombardini ricorda che Tito Melis aveva detto che si sarebbe servito di qualsiasi mezzo per pagare. Interviene Concas che dice di essere in possesso di due raccomandate spedite da Lombardini il 10 luglio 1998. Le buste, chiuse, sono nello studio di Concas. Arrivano poco dopo e vengono aperte. Lombardini scrive di aver saputo che Tito Melis ha depositato presso un notaio una lettera in cui dichiara che se dovesse capitargli qualcosa di brutto, il responsabile va considerato lo stesso Lombardini. Era una mossa difensiva del giudice ma, arrivati a questo punto, la lettera diventa un altro riscontro per l’accusa. L’interrogatorio prosegue con l’ esame di alcuni passi dell’agenda dell’avvocato Garau che, tra l’altro, dice che l”avvocato civilista”, durante uno dei colloqui, era arrivato a mettergli le mani addosso. PM. “Questo è in estrema sintesi il quadro probatorio. Chiediamo al dottor Lombardini di esprimere le sue osservazioni”. Lombardini. “Insisto su quello che ho già detto”. Si passa a un altro tema. Il rapporto con Grauso. Lombardini spiega che nacque dopo che l’editore finì ne i guai per una serie di oltraggi, che si conclusero col patteggiamento. Si approfondì quando Grauso chiese a Lombardini di impegnarsi nel suo movimento politico. Il giudice parla in modo disteso: racconta che Grauso gli chiese se poteva contattare Fabrizio De Andrè e Gigi Riva per proporre loro di candidarsi e afferma di avergli suggerito di rivolgersi, per De Andrè, al colonnello dei carabinieri Rosati, e per Riva a un pescatore cagliaritano, Martino Rocca. Aggiunge che i contatti con l’editore erano tenuti da un cronista dell’Unione sarda, Claudio Cugusi. Lombardini. “Poi a un certo punto Grauso mi disse che aveva intenzione di liberare Silvia Melis. Gli dissi che la cosa mi sembrava impossibile da realizzare. Lui rispose che voleva farla a fini pubblicitari per la sua futura attività politica. Gli dissi che la cosa mi sembrava fuori luogo (…) Non lo vidi più. Quando annunciò sui giornali che aveva pagato il riscatto lo incontrai e gli domandai: ma cosa hai combinato?”. PM. “Lei ha detto di aver appreso dai giornali del ruolo avuto da Grauso nel pagamento del riscatto. Ma ha avuto contatti tra l’11 novembre, giorno della liberazione, e il 19, quando Grauso dichiarò di aver pagato?” Lombardini. “Sì, li ho avuti. Può darsi che me l’abbia detto prima. Ma mi sembra difficile”. PM. “Ha incontrato Grauso il 13 novembre, due giorni dopo la liberazione? “Lombardini. “Non ricordo”. (Vengono lette le dichiarazioni delle segretarie di Grauso e di Gemma Melis, sorella di Silvia. Le tre donne dicono che Lombardini andò nella villa di Grauso il 13 novembre, mentre vi era ospite Silvia). Lombardini. “Sì. Mi ricordo. Ma ignoravo assolutamente che in casa ci fosse la signora Melis”. PM. Grauso le ha mai parlato dei suoi rapporti con l’avvocato Piras?” Lombardini. “Assolutamente no”. PM. “Ha mai avuto notizia della richiesta del secondo miliardo avanzata da Piras a Tito Melis il 12 novembre?”. Lombardini. “Ho già detto che l’avvocato Garau aveva parlato d’una richiesta di due miliardi, posta come un ultimatum”. PM. “Oltre a questo null’altro. Ha mai maneggiato del denaro del sequestro Melis?”.Lombardini. “La domanda è talmente offensiva che non rispondo”. PM. “Maneggiare il denaro non vuol dire necessariamente aver avuto in mano le banconote. Ha svolto un’attività in qualche modo riconducibile al pagamento del riscatto?”. Lombardini. “Assolutamente no”. PM. “C’è una telefonata del 21 aprile tra Grauso e Piras dove dicono che Tito Melis ha fotocopiato del denaro e che attraverso questo denaro si arriverebbe a Lombardini”. In realtà le telefonate sono due. Una tra Grauso e Antonangelo Liori, direttore dell’Unione sarda, che in qualche modo cercherebbero di scaricare Lombardini, l’altra tra Grauso e Piras, con la storia delle banconote fotocopiate. Lombardini. “Non so come rispondere. Mai sentito di banconote fotocopiate”. PM. “E’ venuto a conoscenza di fattispecie in qualche modo legate al sequestro Soffiantini?” Lombardini. “Sì, Grauso voleva rifare l’exploit del sequestro Melis. Ne parlammo anche col dottor Liori e lo sconsigliammo”. PM. “In una telefonata con Marinella Cotza, l’8 maggio del 98, lei ha usato l’espressione “mammifero marino”? E’ possibile che facesse riferimento al generale Delfino? Il delfino è appunto un mammifero marino. Ha mai avuto modo di contattarlo durante il sequestro Melis? “Lombardini. “Solo per raccomandargli un Carabiniere il figlio di un collega, Angelo Porcu, presidente del tribunale di sorveglianza, che aveva avuto un ictus. Gli chiesi di dargli una mano per un avvicinamento alla famiglia”. Si torna al punto centrale. In un appunto dell’ingegner Melis, Grauso è indicato come ‘Tora tora tora’. E’ la stessa parola d’ordine che, secondo Tito Melis, fu indicata da Lombardini. PM. “Lei insiste nel dire che i suoi contatti con Grauso furono sempre e solo dovuti al sorgere del movimento politico?”. Lombardini. “Guardi, non so come Grauso abbia trovato la strada, sempre che l’abbia trovata, per pagare il riscatto di Silvia Melis. Non me l’ha mai detto, né gliel’ho mai chiesto”. PM. “Lei non gli ha mai dato consigli sulla ricerca di un canale?”. Lombardini. “Ho già risposto. Gli dissi: ‘Se si intromette in queste cose risponde di un reato’. Non gli ho dato nessuna indicazione né di arzanesi, né di nomi precisi, né di strade da seguire”. L’interrogatorio è giunto alla fine. Il PM fa una domanda conclusiva. PM. “Lei ha qualche elemento, qualche canale investigativo da indicarci per verificare se possa esserci un intento calunnioso nei suoi confronti, un accordo tra Piras, Testoni, Melis”. Lombardini. “Mi riservo… mi riservo di..” PM. “Capisco che lei debba riservarsi. Ma sarebbe più opportuno, sotto il profilo dell’attendibilità… data la situazione…”. Lombardini. “Senta, faccio lo stesso mestiere e, se mi consente, lo faccio da molto prima di lei”. I PM riassumono il quadro accusatorio. Sottolineano l'”attendibilità intrinseca” del racconto di Tito Melis. Concludono dicendo a Lombardini che, a loro giudizio, l’ incontro di Elmas è effettivamente avvenuto. PM. “Ci è sembrato doveroso fare questa valutazione di sintesi per chiedere ancora al dottor Lombardini se intenda rendere ora dichiarazioni diverse da quelle finora rese”. Lombardini. “Posso consultarmi col mio avvocato?”. Concas. “No… no, è una battuta!” Lombardini.“Nessuna dichiarazione. Confermo quello che ho già detto”. (3 settembre 1998). Proprio la Procura di Palermo aveva fatto aprire delle inchieste disciplinari ed alcuni magistrati erano stati lievemente censurati mentre invece dovevano essere puniti maggiormente. Chi sono gli altri magistrati colpevoli? Traffici in rottamazioni di auto Afi? Dove c’erano soldi c’era l’ex magistrato Luigi Lombardini.

Cagliari, il magistrato suicida sul sequestro Silvia Melis: ecco perchè l’Unione Sarda copre i magistratiultima modifica: 2013-02-13T12:03:00+01:00da patrizio-indoni
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